Pallavolo e giochi tradizionali
Gli storici hanno mostrato chiaramente che lo «sport» non è sempre esistito. Non è eredità dell'antichità, ma proviene da una “rottura” datata che corrisponde alla rivoluzione industriale. Concepita alla fine del XIX secolo da William Morgan, la pallavolo non deroga a questa regola. Quindi non immergiamo le sue radici molto lontano. Si può parlare effettivamente di «creazione» a proposito della pallavolo, cioè «di azione per dare esistenza, per organizzare una cosa, un oggetto, che non esisteva fino a quel momento ?». In altri termini, si può considerare che la pallavolo «sorga dal nulla», nel momento della sua presentazione ufficiale davanti alle autorità dell'YMCA ? Senza ricorrere alla lontana «ouranie», gioco con la palla praticato al volo dai Greci dell'Antichità, o ancora al gioco di «follis» dei Romani con un pallone gonfio d'aria, numerosi giochi tradizionali praticati molto spesso in occasione di feste religiose testimoniano una logica interna similare. È il caso di un certo numero di giochi di palla del sud-est asiatico come il «Takraw», gioco collettivo di rinvio della palla sopra una rete unicamente con gli arti inferiori o ancora dell'America Centrale nell'immagine del «Tlachtli», scoperto da Hernan Cortes e dai suoi uomini nel 1528 quando sbarcarono sul suolo messicano per la prima volta. Vediamo quali erano le sue regole. «In un campo che misurava trentasei metri per quattordici, due squadre di circa dieci giocatori ciascuna si affrontavano con l’aiuto di una palla rimbalzante fatta di caucciù. La palla non doveva né toccare il suolo, né essere lanciata, né essere presa. Si potevano solamente dare dei colpi con le anche, le ginocchia, i gomiti. I giocatori portavano cuscinetti per ammortizzare gli choc di queste palle in caucciù massiccio che pesavano più di due chili. Una squadra segnava un punto ogni volta che quella avversaria non poteva rinviargli la palla e il momento culminante della partita arrivava quando un giocatore esperto riusciva a far passare la palla attraverso un anello di pietra verticale posto in mezzo ad un muro di pietra che divideva l’area di gioco». Questo gioco, secondo noi più vicino alla pallavolo che alla pallacanestro, si sviluppa in tutta l'America Centrale, dall'Honduras all'Arizona e dal Salvador alle Antille. D'altronde, è ancora praticato ai nostri giorni da certe popolazioni in occasione di feste religiose. Piuttosto che concepire la pallavolo come una creazione, conviene meglio citare a questo proposito la nozione «d’invenzione» nella misura in cui può apparire un prolungamento di un certo numero di giochi tradizionali e più ancora, come vedremo in seguito come la riconfigurazione di un altro sport di rinvio di palla: il tennis. Ritenere l'idea d'invenzione è quindi mettere avanti «l’aspetto inedito del prodotto». La pallavolo, che non è il Tlachtli, così come «il processo di produzione del prodotto in vista di un uso particolare» la cui conoscenza e padronanza possono aprire ampie prospettive agli educatori.
La “mintonette”
La pallavolo fu quindi inventata nel 1895 da un pastore, William Morgan (1870-1942), nominato Direttore di Educazione Fisica di una «Unione Cristiana di Giovane Gente» (YMCA) a Holyoke nel Massachusetts. Possiamo riassumere come William Morgan ha immaginato questo nuovo gioco. Anzitutto, ricordiamo che W. Morgan fece i suoi studi all‟International YMCA di Springfield dove ebbe come professore Jeames Naismith (1861-1939) che quattro anni prima inventò (1891) un altro gioco collettivo con la palla: «la palla al canestro», più internazionalmente nota come basket-ball. Bisognava trovare, secondo Naismith, un‟occupazione invernale, uno sport d‟attesa, pre-stagionale al football americano e al baseball, sport popolari per eccellenza. Questo gioco collettivo non doveva essere pericoloso e praticato senza equipaggiamento supplementare, a differenza del tennis (racchette), con un pallone facilmente maneggiabile9. Verosimilmente influenzato da J. Naismith, e preoccupato anch‟egli della concezione di un programma d‟esercizi e di sport per l‟educazione fisica, sociale e morale della gioventù cristiana, W. Morgan sognava, a sua volta, di inventare un nuovo gioco. Quest‟ultimo doveva essere meno faticoso del basket-ball e praticabile dai ragazzi e dalle ragazze, in palestra come allo aperto. Questo gioco, curiosamente chiamato alla sua origine «mintonette» fu, come riporta W. Morgan stesso, frutto di esperienze tentate nella palestra di Holyoke. Gioco di palla che si può praticare in parecchi giocatori in uno spazio modulabile, la «mintonette» conobbe un periodo di messa a punto di un anno prima di essere presentata in dimostrazione dalla brigata di pompieri di Holyoke all'YMCA di Springfield davanti a tutti i direttori d'YMCA riuniti per l'occasione. Questi assistettero ad un gioco con la palla tra due squadre di cinque giocatori. Il pallone, una vescica di pallone di basket ricoperto di tessuto, poteva pesare tra 225 g e 336 g secondo le circostanze del gioco (in palestra oppure all'aperto) e la sua circonferenza era compresa tra 63,5 cm e 68,5 cm. Così come tenne a precisare W. Morgan: «Il basket offriva un pallone troppo pesante, mentre la sua vescica era troppo leggera e troppo lenta. Così abbiamo fatto fabbricare un pallone di cuoio con una vescica di caucciù pesante tra 9 e 12 once». Le due squadre erano separate da una rete che serviva da ostacolo al superamento del pallone: «Parallelamente a questo, abbiamo alzato la rete di tennis perché arrivasse giusto al di sopra della testa di un uomo medio». Quanto allo scopo del gioco, si trattava di colpire il pallone in movimento (era quindi vietato bloccarlo), per farlo passare al di sopra della rete da un campo all'altro fino a che l'avversario non potesse più rinviarlo. Il punto poteva essere segnato direttamente raggiungendo il bersaglio avversario o indirettamente su errore di rinvio dell'opponente. Dopo aver assistito alla dimostrazione, uno dei direttori, il professor Halstead propone di sostituire il nome di mintonette con quello di «Volley-ball», secondo lui più significativo dello spirito del gioco, dove il pallone doveva essere giocato al volo. Questa proposta raccolse l'assenso di tutti e fu accettata subito da W. Morgan e dalla conferenza dei direttori. C'è da notare che questo nome sopravvisse per anni senza alterazione fino al 1952, data nella quale il comitato amministrativo dell'USVBA votò per scrivere il nome in una sola parola: «Volleyball», questa volta senza il tratto d'unione.
Effetti attesi
Indicato come traduzione dello spirito ludico, questo gioco a priori nuovo, rappresentava secondo W. Morgan un'alternativa ai differenti mali di cui soffriva la società americana in questo fine XIX secolo. Vediamo come Morgan lodava il suo nuovo gioco ? «Il gioco è prezioso da un punto di vista igienico e medico. Si adatta particolarmente a persone che effettuano un lavoro d’ufficio. In effetti il pallone, quando è in gioco, è molto spesso al di sopra della testa e durante il colpo sulla palla è necessario sollevare il braccio in alto; ciò determina un effetto benefico sullo sviluppo della gabbia toracica e rinforza i muscoli del dorso e della nuca, importanti nel mantenimento posturale. Così è benefico all’uomo d’affari che, dopo esser stato confinato nel suo ufficio, ha bisogno di un gioco nel quale dimenticherà i suoi problemi quotidiani e nello stesso tempo correggerà i suoi difetti posturali» «Il gioco del Volley-ball è una cura mentale oltre che fisica. La ricezione della palla e il suo rinvio vincente permettono, in effetti, lo sviluppo di un giudizio preciso; il lavoro di squadra e il lavoro importante di scambi tra le due squadre è sommato alla complessità del gioco con tendenza a fissare l’attenzione. Perciò è benefico anche al lavoratore, che ha bisogno di uno sport che permetta di esercitare le sue facoltà mentali». Così, dalla sua concezione, la pallavolo è indicata come in grado di rispondere a certi imperativi d'igiene e di salute. Sviluppando l'idea del carattere ricreativo e correttivo di questa nuova attività, insistendo sulla forte sollecitazione delle risorse percettive e decisionali determinate dalla pratica di questo gioco, W. Morgan permette alla pallavolo di accedere ad una primaria legittimità.